“FATTI” di plastica | Residenza artistica con Ernesto e i suoi Rifiuti Speciali
Siamo giunti al termine di questa lunga estate, qui nella nostra sede temporanea alle Fattizze d’Arneo. Il bosco, gli ulivi, le piante e la fauna aspettano ancora invano la pioggia salvifica. Intanto, almeno a livello umano, ci siamo nutriti in abbondanza, e ci sentiamo pieni di idee e positività – in mezzo a un bosco e nell’aria pulita si ha la sensazione di essere in uno dei posti più sicuri, in tempi di pandemia, il che ci ha fatto vivere anche la socialità con meno ansia. Siamo dei privilegiati che possono vivere in mezzo alla natura.
Il tema sempre più centrale e trasversale dell’ambiente, con l’ultima pandemia, le temperature sempre più alte, gli inquinanti che arrivano nel cibo, non può che essere ormai un impegno quotidiano per cambiare le abitudini e le degenerazioni tossiche e autodistruttive di un sistema economico basato sul consumo e sullo sfruttamento. Il circolo creato, in cui finiamo per respirare, bere e mangiare i nostri stessi rifiuti, deve essere interrotto. Per fare questo dobbiamo cambiare l’intero paradigma economico e gli interessi che lo muovono.
La nostra azione, insieme a quella di molti altri movimenti ambientalisti, si rivolge ai singoli, ai “consumatori”, al mondo della cultura, perché si prenda insieme consapevolezza della situazione e si realizzino veri cambiamenti di prospettiva, con le economie circolari, l’autoproduzione e la difesa del territorio e delle sue risorse.
Arte e cultura ambientale
Mobius Circle, con la residenza estiva “Plastic Art”, parte del progetto Precious Plastic Salento, ha inaugurato le sue attività culturali di informazione e sensibilizzazione rivolte al pubblico: una serie di laboratori creativi tenuti da un artista calabrese che lavora da quasi un decennio con rifiuti di plastica non riciclabile raccolti durante i suoi clean up solitari. Rifiuti Speciali è il nome che Ernesto ha dato alla sua infinita e indefinita serie di opere, nelle quali sviluppa sempre nuove tecniche di assemblaggio, che danno vita a installazioni, video, grafiche e opere di diverse forme e dimensioni, “modulari”, ri-assemblabili all’infinito, di forte impatto visivo e concettuale.
L’appuntamento con cui si è aperta la residenza, martedì 1 settembre, ha visto partecipi anche altri due artisti che utilizzano questo materiale da molti anni, Maurizio Buttazzo e Alberto Piccinni. È stata una interessante occasione di confronto fra tre diversi modi di fare arte coi rifiuti e le rispettive intenzioni artistiche e comunicative.
Maurizio Buttazzo ha scelto almeno vent’anni fa di fare di questa attività il suo mestiere, coniugando il riciclo al design, e all’artigianato. La sua attitudine di accumulatore seriale di materiali recuperati destinati alla creazione di lampadari, mobili, installazioni, etc. ha avuto la possibilità di esprimersi, prima a Torino nell’associazione Triciclo, poi a Lecce alle manifatture Knos, ora nella sua casa fuori città, dove giardino e laboratorio sono zeppi di materiali selezionati e più o meno riconoscibili come elementi di nuovi progetti. Maurizio vende i suoi prodotti come farebbe un artigiano o un designer ma la sua azione sottende il paradosso per cui l’acquirente, visto come un generico “consumatore”, ha comprato due volte la stessa merce, o meglio, ha ricomprato la sua stessa spazzatura!
Alberto Piccinni, musicista e musicarterapeuta che dai primi anni ’10 lavora con gli stessi materiali, si è specializzato invece in attività laboratoriali, prevalentemente rivolte ai bambini, incentrate sulla sensorialità e sul suono. Qui la selezione dei materiali è fatta a seconda della loro sonorità. Durante i laboratori si imparano i principi base della fisica del suono e li si sperimenta utilizzando strumenti sonori costruiti insieme con materiali di riciclo.
Tamburi le cui membrane sono fatte con plastica di bottiglie, trombette di ogni forma fatte con cannucce, tubi e imbuti, sonagli, una specie di violino e persino una cornamusa. L’importante, se organizzate un laboratorio con Alberto, è non chiedergli prima che materiali bisogna acquistare. L’obiettivo è appunto il recupero di materiali di scarto, che possono di nuovo produrre qualcosa di magico, come la musica o il divertimento di autocostruirsi un flipper con materiali di recupero per sfide avvincenti tra riciclatori e bricoleurs appassionati.
Ernesto e la sua arte “plastica”
Ernesto è arrivato alle Fattizze da solo, curioso e ben disposto, alla sua prima esperienza come ospite di una residenza artistica, e senza sapere nulla del posto, salvo che si trova al centro di un cerchio perfetto, quello disegnato dal Nardò Ring, la pista di collaudo ad anello, più grande del mondo.
Ci si è trovati immediatamente in sintonia e abbiamo citato, per intenderci ancora meglio, gli stessi riferimenti artistici e filosofici che nel secolo scorso hanno “inventato” gli objet trouvé, i ready-made, il detournement, e così via, col relativo contenuto critico nei confronti della mercificazione e del consumismo nella società capitalista. Si è dunque trattato, e poi più tardi si è messo in pratica, il sorprendente gioco degli assemblaggi, dell’associazione tra frammenti di oggetti significanti, simbolici; parti di discorso che tornano a creare senso, offrendo molteplici letture, dalle suggestioni personali al messaggio di denuncia.
È una materia “seconda” è ciò la rende per natura molto differente dai colori e i materiali che tradizionalmente sono le materie prime per gli artisti che creano da zero le loro opere, applicando delle tecniche già sperimentate. Nell’arte dell’assemblaggio si improvvisa e anche l’autorialità è messa in discussione. Le scelte sono limitate dai colori e dai materiali a disposizione. Eppure le opere di Rifiuti Speciali “arrivano” e sono godibili da tutti proprio grazie all’uso dei colori. Come si può chiaramente vedere dalle immagini, la tecnica che ricorre e si affina in Rifiuti Speciali si basa sull’uso dei materiali a seconda delle loro dimensioni e dei colori, quindi utilizzati come pigmenti, o colori di una tavolozza. È questa una delle scelte di stile che identificano in modo inconfondibile il lavoro di Ernesto.
Un’altra geniale opera di collezionismo di minuzie sono i “boccacci” di plastiche monocromatiche di piccole dimensioni, che fanno vedere chiaramente il processo di degradazione della plastica dispersa in natura. Diventa microscopica e poi invisibile.
Il mare e la nuova vita dei rifiuti
Un tale archivio di materie plastiche pazientemente recuperate dai luoghi periferici o ambienti naturali, dove di solito vanno a finire o vengono abbandonati gli scarti più disparati, poi selezionate con cura, è il frutto di un lavoro pluriennale, che porta con se le storie precedenti, ma anche, ora, quella dell’artista . Il mare è per Ernesto il luogo per eccellenza con cui dialogare, attraverso pezzi di chissà cosa che galleggiano fin qui da chissà dove fino alle nostre coste, le tante immagini che sbocciano nella mente percorrendoli con gli occhi e le mani. In questo dialogo col mare sorge inevitabilmente un sentimento di protezione e di connessione. Ed è proprio questa capacità di comunicazione non mediata dalle parole, propria dell’arte e di alcuni preziosi momenti di scambio tra le persone, che vediamo oggi tanto necessaria.
I laboratori, (6, 12 e 13 settembre) in cui abbiamo sperimentato le varie tecniche di assemblaggio di pezzi di plastica ripuliti e selezionati per colore e dimensioni, ci hanno dato l’impressione che questo sia un gioco inesauribile di combinazioni, appassionante, inclusivo, che stimola la creatività e la consapevolezza. Adulti e bambini si sono divertiti a partecipare e a creare dei piccoli lavori, alcuni dei quali sono rimasti a noi, insieme alle opere che Ernesto ha dedicato e donato al nostro progetto. Ne faremo buon uso, facendone un primo allestimento nel fortunato luogo che ospiterà il laboratorio e le attività di Precious Plastic Salento, a Lecce.
Faremo tesoro, soprattutto, di ciò che abbiamo imparato durante questa esperienza, nuova anche per noi, e di questo incontro stimolante e proficuo, che avremo il piacere di ripetere in primavera, organizzando clean up ed altri laboratori ed eventi artistici.
Credits: Articolo di Alice Rolli