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Plastica e cambiamenti climatici

Pensiamo superficialmente che l’inquinamento causato dalla plastica sia più che altro “fisico” e limitato al fatto che molta parte di essa non venga riciclata e si disperda nell’ambiente, soprattutto nei mari e negli oceani. Molti di noi sanno anche che la plastica dispersa nell’ambiente finisce per degradarsi in frammenti via via più piccoli fino a diventare microparticelle, le microplastiche (grandezza fino a 5mm), che vengono mangiate dai pesci che le scambiano per cibo, arrivando così sulle tavole dei consumatori di pesce e molluschi e venendo assorbite dall’intestino umano. Affronteremo in seguito quanto l’ingestione di microplastiche sia nociva per la salute umana.

Un aspetto invece dell’inquinamento causato dalla plastica che è forse meno noto ma di cui è assolutamente necessario consapevolizzarsi maggiormente, è l’impatto che il ciclo della plastica ha sui cambiamenti climatici.

Attualmente i cambiamenti climatici rappresentano la minaccia più grave e urgente che l’umanità si trova ad affrontare e che rischiano di spingere il pianeta a un punto di non ritorno che potrebbe compromettere definitivamente l’habitat umano e portare la nostra specie all’estinzione.

L’impatto che il ciclo della plastica, dalla sua produzione fino al suo smaltimento, ha in termini di gas serra è sempre più pesante ed equivale alle emissioni di 189 centrali a carbone da 500 megawatt (dati dello studio americano CIEL). Stando all’attuale trend di crescita della produzione della plastica che è stato stimato di 3,8% annui, entro il 2050 le emissioni di CO2 relative al ciclo della plastica rappresenteranno dal 14% al 17% del bilancio di carbonio (carbon budget) rimanente per tenere l’innalzamento della temperatura sotto gli 1,5°C.

Benché tutto ciò sia noto, la politica come al solito, appare ostaggio degli interessi economici delle lobby del petrolio e dei grandi produttori, che continuano a sommergere il mercato e il pianeta di tonnellate di plastica per inseguire la logica del massimo profitto a ogni costo. Lo scorso marzo 2019 il parlamento europeo ha approvato una legge che prevede il bando della plastica monouso (cottonfioc, posate, piatti, bicchieri, cannucce) già a partire dal 2021, tuttavia la misura non riguarda la maggioranza degli imballaggi che usiamo quotidianamente.

Se allora le misure adottate dalla politica appaiono del tutto inadeguate e insufficienti rispetto alle proporzioni e alla drammaticità della situazione, la palla torna nelle nostre mani. Il 40% della plastica prodotta è proprio destinata al settore degli imballaggi che contengono gli alimenti, l’acqua, i detersivi, i saponi, gli shampoo che compriamo tutti i giorni. Alla luce di tutte queste informazioni, non si può continuare con il nostro solito stile di vita, indifferenti e inerti, invece dobbiamo imparare a cambiare le nostre abitudini di acquisto, cambiare approccio nei consumi, vincere l’assuefazione ai prodotti pronti e tornare ad acquistare prodotti sfusi al peso, i detersivi alla spina e i saponi solidi, bere l’acqua del rubinetto.

Per invertire la rotta dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento della plastica dobbiamo agire su più fronti: mettere la politica alle strette e spingere perché vengano varate misure che siano veramente restrittive nei confronti delle emissioni, ma d’altra parte i grandi cambiamenti si innescano più spesso dal basso. Responsabilizziamoci e diciamo basta all’economia dell’usa e getta, in tutte le sue forme.

Precious Plastic Salento
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